martedì 15 maggio 2007

Sinistra Democratica per il Socialismo Europeo non c’entra niente con il gruppo di Sinistra Autonomista costituito in Consiglio Regionale

di

Gianluca Scroccu

Leggendo l’articolo di Giorgio Melis e quello di Michele Fioraso su questo giornale credo sia opportuno fare qualche precisazione sul ruolo di “Sinistra Democratica per il socialismo europeo”. Il movimento a cui ho aderito come tanti altri ex della mozione Mussi non ha nulla a che fare con la costituzione, del tutto autonoma, del gruppo di “Sinistra autonomista” in Consiglio Regionale. Durante l’ultimo congresso dei DS la maggior parte di noi ha aderito alla mozione che ha candidato l’attuale ministro dell’Università alla segreteria, conducendo una battaglia di opposizione alla costituzione del Partito Democratico (giova ricordare, invece, che in Sardegna la mozione Angius ha aderito per la maggior parte al Partito Democratico, al di là delle scelte del suo leader nazionale e dello stesso Renato Cugini). “Sinistra Democratica per il socialismo europeo” è un movimento totalmente nuovo, che non si interessa delle beghe interne degli altri soggetti politici: a noi non importa della collocazione geostrategica in Consiglio Regionale di Tizio o Caio. Abbiamo scelto di non aderire al Partito Democratico perché non ne condividiamo il progetto, le prospettive e il metodo di realizzazione. Vogliamo essere un movimento organizzato capace di promuovere l'unità e il rinnovamento vero e profondo della Sinistra in modo da mantenere l'orientamento del Governo nazionale, anche dopo la nascita del Partito Democratico, saldamente ancorato ai valori del centrosinistra e dell'Ulivo, in modo da evitare il profilarsi di svolte neo-centriste È in gioco l’avvenire, in Italia e in Sardegna, della sinistra: possibile che sia tutto risolto mettendo insieme tre consiglieri di Rifondazione, un ex DS e un Comunista Italiano? No di certo: il lavoro da fare è totalmente slegato da ogni ricollocazione nell’emiciclo di via Roma, che sembra peraltro dettato esclusivamente da logiche interne. Ho già scritto su questo giornale che ciò che più manca alla sinistra, compresa quella sarda, è il recupero del concetto di partecipazione e che c’è bisogno di trovare un nuovo equilibrio tra democrazia rappresentativa e democrazia partecipata anche per rinnovare partiti che oramai vivono solo in funzione delle Istituzioni.
Il primo obiettivo del nostro Movimento è allora quello di tentare di lavorare per ricostruire il tessuto connettivo tra politica e società, a partire dalla riforma dei macro e dei microprocessi della politica (riforma dei partiti, rotazione negli incarichi, stop alle logiche del correntismo, etica della responsabilità e assoluta intransigenza morale). Bisogna combattere questa distribuzione su una scala meramente verticale dei processi democratici e ridistribuire il potere e il governo dei problemi su un piano orizzontale. Solo così si potranno affrontare con nuovo slancio la questione ecologica, quella della piena parità di genere e dei nuovi diritti di cittadinanza, la difesa del valore sociale del lavoro, la tutela e la valorizzazione della scuola e dell’Università pubblica, la ricerca di un capitalismo fondato sull’impresa responsabile e non su un modello di sviluppo basato solo sulla rendita e la speculazione finanziaria. È questa la chiave su cui si gioca il futuro della sinistra del XXI secolo; ed è su questo che vogliamo impegnarci noi di “Sinistra Democratica”. Non ci interessa sapere se verrà riconfermato l’Assessore al Lavoro o se qualcuno potrà ricandidarsi per la terza volta come consigliere regionale nel 2009, né possiamo accettare nomine di generali (peraltro oramai invisi ai propri soldati) che magari vogliono andare a Versailles a trattare per conto loro. Non è questo il rinnovamento profondo che auspichiamo.
Alle donne e agli uomini che hanno scelto di aderire a “Sinistra Democratica per il socialismo europeo” interessa sapere se si avvierà un processo di costruzione di una sinistra capace di ascoltare i cittadini (a partire da chi, in questi anni, si è allontanato dalla politica) e coinvolgerli nei processi decisionali. Per questo vogliamo dialogare e confrontarci liberamente con tutto il mondo progressista isolano, ma avendo ben chiaro che tutto questo si può fare solo con un grande sforzo culturale fatto di impegno e rigore; le fughe in avanti che rimangono solo sul piano istituzionale rischiano invece di richiamare solo vecchi schemi e la riproposizione di logiche di difesa della propria rendita personale. Noi non sottovalutiamo la difficoltà del nostro progetto (presto eleggeremo un coordinatore e un coordinamento regionale di SD, come abbiamo già fatto in molte realtà provinciali, visto che chi ha rivestito questa carica per la mozione Mussi ha evidentemente esaurito le sue mansioni con il congresso DS), ma se non proviamo ad iniziare una lunga battaglia capace di legare cultura e politica e individuare nuovi orizzonti rischiamo di consegnare il paese, e la nostra regione, alle logiche e agli interessi del populismo e dell’antipolitica. Vogliamo impegnarci perché i partiti non possono essere semplici simulatori di politica, ma tornino ad essere strumenti di partecipazione dei cittadini e di formazione di una nuova classe dirigente. Questa è la missione, anche in Sardegna, di “Sinistra Democratica per il socialismo europeo” .

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