Cronaca di una batosta annunciata
di
Andrea Pubusa
Solo degli imbecilli possono pensare che il popolo del centrosinistra non si accorga che si sta consumando sotto i nostri occhi una delle più gigantesche operazioni di trasformismo della nostra storia: un’azione di coraggioso aggiornamento della sinistra che si trasforma ad opera della maggioranza DS e non solo in un vero e proprio cambio di campo con la creazione del PD, un abbandono della rappresentanza dei ceti più deboli, in favore dell’impresa e del libero mercato, una condivisione delle scellerate operazioni di privatizzazione che stanno mettendo nelle mani dei soliti noti faccendieri il patrimonio pubblico, accumulato con sacrificio dagli italiani nei decenni. Il risultato è l’allargamento sproporzionato e ingiustificato della forbice fra ricchi e poveri. In campo salariale un dirigente prende fino a 500 volte in più dell’operaio o del piccolo impiegato o del precario, chi comanda rafforza le sue garanzie (liquidazioni e pensioni milionarie) mentre i ceti popolari tornano ad un precariato e alla mancanza di diritti di ottocentesca memoria. In nome di questa governabilità si toglie potere ai cittadini con leggi elettorali che allontanano sempre più da un accettabile sistema parlamentare e soprattutto mettono in mano a ristrette oligarchie il potere di decidere. Il Parlamento italiano è composto da persone scelte da una ventina di dirigenti dei partiti. E Segni, con referendum che ha molti padrini (avete visto Cabras firmare con Porcu, Fantola e altri?), vuole accentuare questa “porcata”, dando il premio non alla coalizione ma al partito che vince.
In Sardegna molti avevano sperato in Soru, visto come la reincarnazione dell’homo civis che abbandona le proprie faccende private per mettere al servizio della comunità le sue competenze e il suo rigore. Ora, fasce sempre più ampie dei sardi si accorgono che, in fondo, il Presidente è rimasto mister Tiscali e così non trascura le aspettative di suoi antichi compagni d’affari, vieta ai sardi di mettere perfino un innocuo mattone nell’agro, ma non disdegna di offrire le bellezze naturali a potenti gruppi finanziari e immobiliari. Ricordate il viaggio in elicottero con Tronchetti? Poi, poco dopo la notizia della imminente liberazione di S. Stefano dagli americani, Soru si precipita ad annunciare che i bandi internazionali sui quei beni sono già pronti. Pronti per chi? E chi ha discusso i progetti? Il Consiglio regionale o quello comunale di La Maddalena o la comunità sarda? Ed allora si capisce anche la legge statutaria, ispirata alla cultura istituzionale della destra classica e pensata per un processo di incisiva limitazione dei diritti democratici e di espropriazione dei beni pubblici dei sardi. Perché se no voltare le spalle agli istituti di democrazia partecipativa? Perché togliere potere all’Assemblea rappresentativa? Perché rendere più difficili i referendum (vietandoli per di più proprio sull’assetto e sul trattamento della casta)? Perché regolare il conflitto di interessi, ammettendo che un Presidente così potente possa anche mantenere la gestione, a mezzo di un fiduciario, delle proprie aziende? Perché se no ammettere che le società del Presidente possano partecipare alle gare indette dalla Regione? Immaginate che bella par condicio in una gara d’appalto con Tiscali fra i partecipanti e il direttore generale della Presidenza a presiedere la commissione di gara? E perché infine negare tutto questo facendo credere che si è fatta una legge contro il conflitto d’interessi? E poi perché cacciare le persone rigorose e preparate dalla Giunta? E perché contemporaneamente allearsi con Cabras, Sanna e compagnia? Perché creare con loro la cupola del PD sardo anziché contrastarli? Perché aprire a Oristano a Onida e Atzori, Oppi benedicente? Perché a Selargius allearsi con Melis? Perché? Perché? Perché? Vien da dire – come ha fatto Beppe Grillo all’Anfiteatro ieri – vaffanculo! Ed è appunto questo che molti elettori sardi hanno detto domenica e lunedì a Soru e a un centrosinistra trasformista e bugiardo. Ci vuol molto a capirlo? Più difficile è su queste macerie, prima di tutto morali, creare un’alternativa. Ma bisogna provarci.
di
Andrea Pubusa
Solo degli imbecilli possono pensare che il popolo del centrosinistra non si accorga che si sta consumando sotto i nostri occhi una delle più gigantesche operazioni di trasformismo della nostra storia: un’azione di coraggioso aggiornamento della sinistra che si trasforma ad opera della maggioranza DS e non solo in un vero e proprio cambio di campo con la creazione del PD, un abbandono della rappresentanza dei ceti più deboli, in favore dell’impresa e del libero mercato, una condivisione delle scellerate operazioni di privatizzazione che stanno mettendo nelle mani dei soliti noti faccendieri il patrimonio pubblico, accumulato con sacrificio dagli italiani nei decenni. Il risultato è l’allargamento sproporzionato e ingiustificato della forbice fra ricchi e poveri. In campo salariale un dirigente prende fino a 500 volte in più dell’operaio o del piccolo impiegato o del precario, chi comanda rafforza le sue garanzie (liquidazioni e pensioni milionarie) mentre i ceti popolari tornano ad un precariato e alla mancanza di diritti di ottocentesca memoria. In nome di questa governabilità si toglie potere ai cittadini con leggi elettorali che allontanano sempre più da un accettabile sistema parlamentare e soprattutto mettono in mano a ristrette oligarchie il potere di decidere. Il Parlamento italiano è composto da persone scelte da una ventina di dirigenti dei partiti. E Segni, con referendum che ha molti padrini (avete visto Cabras firmare con Porcu, Fantola e altri?), vuole accentuare questa “porcata”, dando il premio non alla coalizione ma al partito che vince.
In Sardegna molti avevano sperato in Soru, visto come la reincarnazione dell’homo civis che abbandona le proprie faccende private per mettere al servizio della comunità le sue competenze e il suo rigore. Ora, fasce sempre più ampie dei sardi si accorgono che, in fondo, il Presidente è rimasto mister Tiscali e così non trascura le aspettative di suoi antichi compagni d’affari, vieta ai sardi di mettere perfino un innocuo mattone nell’agro, ma non disdegna di offrire le bellezze naturali a potenti gruppi finanziari e immobiliari. Ricordate il viaggio in elicottero con Tronchetti? Poi, poco dopo la notizia della imminente liberazione di S. Stefano dagli americani, Soru si precipita ad annunciare che i bandi internazionali sui quei beni sono già pronti. Pronti per chi? E chi ha discusso i progetti? Il Consiglio regionale o quello comunale di La Maddalena o la comunità sarda? Ed allora si capisce anche la legge statutaria, ispirata alla cultura istituzionale della destra classica e pensata per un processo di incisiva limitazione dei diritti democratici e di espropriazione dei beni pubblici dei sardi. Perché se no voltare le spalle agli istituti di democrazia partecipativa? Perché togliere potere all’Assemblea rappresentativa? Perché rendere più difficili i referendum (vietandoli per di più proprio sull’assetto e sul trattamento della casta)? Perché regolare il conflitto di interessi, ammettendo che un Presidente così potente possa anche mantenere la gestione, a mezzo di un fiduciario, delle proprie aziende? Perché se no ammettere che le società del Presidente possano partecipare alle gare indette dalla Regione? Immaginate che bella par condicio in una gara d’appalto con Tiscali fra i partecipanti e il direttore generale della Presidenza a presiedere la commissione di gara? E perché infine negare tutto questo facendo credere che si è fatta una legge contro il conflitto d’interessi? E poi perché cacciare le persone rigorose e preparate dalla Giunta? E perché contemporaneamente allearsi con Cabras, Sanna e compagnia? Perché creare con loro la cupola del PD sardo anziché contrastarli? Perché aprire a Oristano a Onida e Atzori, Oppi benedicente? Perché a Selargius allearsi con Melis? Perché? Perché? Perché? Vien da dire – come ha fatto Beppe Grillo all’Anfiteatro ieri – vaffanculo! Ed è appunto questo che molti elettori sardi hanno detto domenica e lunedì a Soru e a un centrosinistra trasformista e bugiardo. Ci vuol molto a capirlo? Più difficile è su queste macerie, prima di tutto morali, creare un’alternativa. Ma bisogna provarci.
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