venerdì 8 giugno 2007

Soru ormai sta con la vecchia oligarchia. Tradito il patto con i sardi:la crisi è nei fatti, sarà gestita dai giudici?
di
Andrea Pubusa


Almeno due vicende avrebbero condotto ad altrettante crisi se fosse ancora vigente il precedente sistema parlamentare. L'amputazione dalla Giunta di due personalità come Tonino Dessì e Francesco Pigliaru e l'affaire Saatchi.
cosa si è trattato? Nel primo caso Soru ha manifestato un mutamento di politica: era “sceso in campo” dicendo di volerla cambiare, di puntare alla creazione di un nuovo gruppo dirigente in Sardegna, di amare i sardi con la schiena dritta e il cervello fine, ed eliminava dalla Giunta le due peronalità che meglio di tutte, per storia politca e professionale, impersonavano questo progetto. Soru svelava così di preferire gli uomini con la schiena curva e col cervello piccolo. Ricordate la conferenza stampa degli assessori residui, dopo la defenestrazione della Pilia? Un atto di deferenza al capo di stampo tardosovietico?
Con la vecchia forma di governo, Pigliaru e Dessì forse sarebbero rimasti in carica o la loro sostituzione sarebbe stata il frutto di manovre scoperte, fra gruppi in cerca di nuovi equilibri. Qui Soru ha liquidato la questione con un ridicolo richiamo a incompatibilità di carattere o con un disaccordo sull'agenda della Giunta, ma la manovra viene allo scoperto oggi.
Al congresso Ds Antonello Cabras e (sopresa?) Emanuele Sanna reinvestono Soru per la prossima legislatura. Il presidente dichiara di essere uno dei soci promotori del Partito democratico, con Cabras e Sanna e Paolo Fadda. Oggi negli apparentamenti per i ballottaggi a Oristano Oppi converge sul centrosinistra e Tonino Melis fa altrettanto a Selargius.
Semplici apparentamenti locali? O segnali della ricomposizione intorno al PD della vecchia cupola oligarchica un tempo trasversale (Dc, Pds-Ds, Psi)? E Soru? Finita l'epopea del cambiamento, si aggiunge ai vecchi satrapi della politica regionale? Si capisce meglio ora perché Dessì e Pigliaru, ma anche i Maninchedda e i Gessa erano d'ingombro! E la Cerina con l'apertura a mondo culturale? Desaparecida.
Ebbene, sarò disfattista, ma un cambio di politica di questa portata, un vero tradimento (scusate la terminologia retrò, ma non ne trovo altra) del voto popolare, avrebbe meritato una crisi per essere esplicitata, posto che anche la stampa libera molto lentamente sta dando segni di comprensione. Per non parlare degli ambientalisti e di una certa sinistra già extraparlamentare, ancora incantati da alcune bordate populiste di Soru (senza chiedersi a chi giovano e per chi son fatte) e ancora convinti ch'egli sia il becchino della vecchia oligarchia sarda!
In questo contesto l'affaire Saatchi disvela un altro terreno nascosto (estrettamente intrecciato col primo): quello degli affari e degli interessi. Se è vero quanto dice la commissione d'inchiesta del Consiglio regionale (noi non abbiamo elementi autonomi di informazione e di giudizio) la gara è viziata perché indirizzata verso un vincitore predestinato. Ma di chi la designazione? E perché si chiede la rimozione dell'esecutore materiale? E il mandante?
Anche qui sarò disfattista, ma se tutto questo non è un brutto sogno, credo che sarebbe meglio allontanare il Dr. Jeckill, come certamente la vecchia forma parlamentare avrebbe consentito e imposto.
Ora, è vero che non c'è crisi formale, ma ce n'è una sostanziale: Soru ha spezzato il suo patto coi sardi, eppure rimane in sella per una politica diversa da quella su cui ha ottenuto una generosa investitura popolare.
È una crisi compressa, ma grave. E cosa accadrà, se - come dice certa stampa ben informata - Marchetti non archivierà gli atti e chiederà qualche rinvio a giudizio? Altro che crisi di governo, è in pericolo l'intera legislatura. E le chiavi non stanno in mano alle istituzioni politiche, ma alla magistratura.
Tutto questro non induce ad una riflessione generale? Che ci voglia una messa a punto della legge statutaria (forma di governo) per consentire alle istituzioni di rsiolvere questi problemi? E a quando l'analisi su cosa sta realmente succedendo in Sardegna? Consentitemi, però, in conclusione una piccola confidenza: che nostalgia della Giunta di Mario Melis e del rigore morale di Federico Palomba!

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