giovedì 19 luglio 2007

Alla ricerca del senso dello Stato smarrito Borsellino ha pagato con la vitaper un'Italia che deve onorarne il sacrificio
di
Gianluca Scroccu

Quel 19 luglio del 1992 me lo ricordo bene. Avevo quindici anni e con mia sorella sonnecchiavo di fronte alla televisione di mia nonna, ad Orani. Improvvisamente venne annunciata un'edizione straordinaria. Una frase secca del telegiornale: «Strage in via d'Amelio, trucidati il giudice Borsellino e gli agenti della scorta».
C'era anche una giovane poliziotta sarda dal luminoso sorriso in quel tragico pomeriggio: si chiamava Emanuela Loi. Anche lei fu travolta insieme al giudice dalla tremenda carica di esplosivo preparata da Cosa Nostra contro quello che, eliminato Giovanni Falcone, restava il nemico principale.
La mia generazione è stata segnata da quei fatti perché ha vissuto in diretta lo sgretolarsi della Nazione sotto i colpi di Tangentopoli e di uno stragismo mafioso cruento e senza pietà: come non ricordare le immagini dei funerali degli agenti morti, con la folla inferocita che inveiva contro le autorità venute da Roma?
Certo, come scrive Alexander Stille nel suo bellissimo libro “Nella terra degli infedeli. Mafia e politica”, appena edito da Garzanti, ci fu anche una reazione rabbiosa da parte della società italiana: ma dopo dove è finita?
Perché la magistratura, che si era rivelata allora uno dei corpi sani dello Stato, è stata sottoposta in questi anni a continui attacchi da parte di un potere politico cinico e pronto a sfruttare le proprie risorse in chiave personalistica?
Sono forse sfumati definitivamente quei valori repubblicani incarnati da Borsellino e dagli agenti della sua scorta come l'onestà, il servizio disinteressato per la Patria e i propri concittadini, la dirittura morale come prima regola della vita politica e amministrativa?
Certo, oggi rabbrividiamo dopo aver letto la notizia apparsa ieri sui principali quotidiani di un'indagine in corso da parte della procura di Caltanissetta che starebbe indagando su personaggi dei servizi segreti deviati “stranamente” presenti sul luogo della strage in quell'estate di quindici anni fa; c'era e c'è un'aria strana in questa nazione, e non siamo nell'ultimo importante romanzo di De Cataldo ma nel paese reale.
A maggior ragione, quindi, in un momento in cui si parla tanto di crisi della politica, di un'Italia che non riesce ancora a trovare la sua normalità, è doveroso ricordare la figura di Borsellino e quanto sia importante lottare per un Paese dove la legalità e il senso dello Stato vincano sempre sulla corruzione e sul crimine organizzato.

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