giovedì 26 luglio 2007

É arrivato il momento di rinnovare la sinistra (ad iniziare da quella sarda)

di

Gianluca Scroccu



Ho letto in questi giorni la bella biografia che Marco Gervasoni ha scritto su François Mitterand, l’uomo che riuscì a portare tutta la sinistra francese al governo ma solo dopo averla unita: un progetto ambizioso e quasi impossibile, in Italia e in Sardegna. Il panorama non è esaltante; se penso alla creazione di un gruppo come quello di Sinistra Autonomista in Consiglio Regionale, il quale sembra interessato solo a chiedere un assessore al presidente Soru, mi chiedo: e così che si vuole parlare ai cittadini e alla “sinistra diffusa”? Si costruisce in questo modo l’alternativa al Partito Democratico Sardo? Uscendo sui giornali solo per richiedere posti di governo? Quanto ci servirebbe anche in Sardegna, invece, una sinistra di governo, socialista, democratica, costituzionale, ricca di spirito critico e capace di leggere veramente la società senza opportunismi o luoghi comuni! Come non vedere il potenziale enorme presente nella società sarda, ad esempio la forte richiesta di eguaglianza, che è poi la vera e più profonda ragione che rende alternativa la sinistra dalla destra, come ci ha insegnato Norberto Bobbio?
Eppure basterebbe dare un sterzata forte al modo di fare politica, recuperando una dimensione etica e riducendo i privilegi della classe di governo e di opposizione che provocano sofferenza ed indignazione in un momento in cui la precarietà sta dilaniando la qualità della vita dei cittadini. Mettendo da parte i radicalismi senza politica, come ci hanno insegnato grandi uomini della sinistra europea come Enrico Berlinguer e Olof Palme, e ponendosi seriamente il problema di come affrontare e governare i grandi problemi della società contemporanea, riflettendo su quale debba essere il profilo della cittadinanza, e il nostro essere sardi, nella società globalizzata e come ridisegnare in base a tutto questo obiettivi e pratiche della sinistra.
Solo così si potrà lavorare alla costruzione di una grande forza progressista, saldamente ancorata all’esperienza del socialismo europeo. Dobbiamo farlo perchè la nostra è una realtà in cui si è pericolosamente arrestata la mobilità sociale, proprio come avveniva prima del miracolo economico degli anni Sessanta: chi nasce all’interno di una famiglia benestante rimane tale per tutta la vita, mentre chi proviene da una famiglia di medie o basse condizioni, anche se laureato, rischia di non veder migliorate le propri condizioni rispetto ai propri genitori. Una sinistra capace di rinnovarsi realmente sotto il profilo culturale, programmatico e morale potrà affrontare inoltre la sfida per uno sviluppo diverso e di qualità, a partire dalla questione ecologica e ambientale; quella per la piena parità fra uomo e donna nel mondo del lavoro, in politica e in famiglia; quella per la libertà di ciascuno di poter costruire il proprio futuro affettivo e familiare secondo le proprie aspettative ed inclinazioni, rispettando in maniera laica e non laicista le scelte di tutti.
Senza un grande rimescolamento culturale la sinistra, anche in Sardegna, rischia solo di avere una mera funzione di testimonianza e di farsi stritolare dalle ambizioni particolaristiche coltivate da molti dei suoi attuali, e oramai decisamente vecchi visto che sono gli stessi da oltre venticinque anni, “leader”; è questo il momento di uscire allo scoperto per provare a ridare dignità al socialismo e alla sinistra sarda.

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